giovedì 28 gennaio 2021


UNA NUOVA SENSIBILITA'

Durante l'Ottocento, la concezione dell'infanzia non era affatto omogenea: vi era infatti, un'infanzia borghese, ed un'infanzia contadina; sopratutto questo punto risultò essere critico, perché spesso i bambini non andavano a scuola, ma a lavorare: Erano molto soggetti a malattie come il vaiolo, inoltre. I movimenti che denunciarono questa situazione furono quelli della poetessa inglese Elizabeth Barret Browning, e degli scrittoti come Victor Hugo e Charles Dickens, ma particolarmente i feuilleton, ovvero un giornale; inoltre ricordiamo le opere di Tolstoj, tradotte in esperimenti educativi dei ragazzi nelle campagne, e quelle di Itard e Seguin per i ragazzi con disabilità. 

Questi sono gli antefatti di una pedagogia puerocentrica. Anche in Italia, questa nuova sensibilità emerse dalle opere letterarie: grazie all'uscita, a puntate, sul "giornale per bambini" di Pinocchio, da parte di Carlo Collodi. In quest'opera viene per la prima volta espresso, il diritto di essere bambino. Parallelamente, nel 1897, Giovanni Pascoli, pubblica diversi saggi nei quali concepisce la teoria del fanciullino, che vede l'infanzia come unico momento in cui l'individuo può essere considerato puro.

IL TRAMONTO DELLA PEDAGOGIA POSITIVISTA

Verso la fine del secolo, il positivismo iniziò a vacillare, in quanto considerato inadatto a spiegare il senso della vita. In pedagogia, venne abbandonata la filosofia di Spencer, per favorire quella di Kant e Herbert; pertanto si favorì una concezione del metodo scientifico come mezzo per completare l'educazione, non per determinarla, e in ambito metodologico vennero applicate le tecniche degli Herbertianti tedeschi. Il principale esponente di questo movimento fu Luigi Credaro, il quale si dedicò alla diffusione dell'educazione popolare e al rafforzamento dell'educazione scientifica. Altri, come la Montessori, agirono in ambito più prettamente pedagogico.

PAGINA 379 DOMANDE

1. l'infanzia che emerge dai libri di fine ottocento, è squilibrata tra borghesi e contadini.

2. i fenomeni contro i quali si schierò l'opinione pubblica, furono lo sfruttamento lavorativo infantile e la mortalità.

3. il positivismo iniziò a vacillare, in quanto considerato inadatto a spiegare il senso della vita.

4. In Italia coloro che dimostrano una sensibilità puerocentrica furono Pascoli e Collodi. 


L'EDUCAZIONE FEMMINILE

 Il positivismo portò anche delle notevoli modifiche per quanto riguarda la concezione della donna nell'istruzione, anche se un pò timidamente perché si credeva ancora che le donne dovessero avere un'educazione pratica. Grazie a diversi giornali che sottolineavano l'importanza di un'istruzione per le donne, redatti da parte delle stesse donne (spiccano le figure di Giulia Molino Colombini e Caterina Franceschi Ferrucci) che però propendevano ancora  per un'educazione atta all'utile, nel contesto familiare. per un'educazione atta all'utile, nel contesto familiare; nonostante questo iniziarono a diffondersi atenei dedicati ad entrambi i sessi. Questo cambiamento assunse anche valori simbolico, poiché rappresentava un cambiamento nella società italiana. Di questo passo, nel 1875 le università vennero aperte anche alle donne e nel 1883 i licei.

DOMANDE PAGINA 376

1. il positivismo fece si che venissero aperti atenei per entrambi i sessi.

2. Nonostante questo rimasero profonde differenze, perché si credeva ancora che le donne dovessero avere un'educazione pratica.

3. spiccano le figure di Giulia Molino Colombini e Caterina Franceschi Ferrucci, anche se ancora propendevano per un'educazione atta all'utile, nel contesto familiare.


PEDAGOGIA

POSITIVISMO E LOTTA CONTRO L'IGNORANZA

 In Italia, la cultura positivista giunse con un certo ritardo; a rallentare questo fenomeno contribuirono la mancanza dello sviluppo industriale e la diffusione dogmatica dell'ideologia, con la riduzione dell'uomo ad un puro e semplice fenomeno della natura. Infatti, il positivismo conseguì meriti in seguito alla modernizzazione dello Stato unitario, il quale portò ad un aggiornamento della cultura e all'ampiamente dei campi del sapere. Nell'ultima parte del XIX secolo si verificò un notevole sviluppo delle scienze scoiali e degli studi politici come l'economia. Le teorie dell'evoluzionismo diedero nuovo impulso a discipline come antropologia e criminologia, in particolare grazie a Cesare Lombroso. I risultati degli studi scientifici vennero utilizzati per combattere i pregiudizi ed ignoranza, e per migliorare le condizioni vita: l'obbiettivo era quello di creare una felicità generale, come aveva teorizzato John Stuart Mill e la scuola utilitaristica. 

IL POSITIVISMO ITALIANO

Grande attenzione fu riservata all'educazione, alla quale venne affidata la costruzione di quella società moderna che avrebbe dovuto essere basata su principi diversi dalle prevalenti tendenze spiritualistiche. Con Carlo Cattaneo erano emerse alcune rivalorizzazioni dell'illuminismo. Ma furono i positivisti a gettare le basi della svolta sperimentale della pedagogia. 

In particolare il positivismo italiano contributi ad evidenziare fattori molto rilevanti per la pedagogia globale. Uno di questi è il grande senso critico delle analisi; l'altra è la diffusione di una mentalità self helpista, quindi intraprendente, attiva e disposta a confrontarsi con le novità. In questo senso, la scienza viene assunta come metodo conoscitivo basato sull'osservazione critica e sul controllo delle procedure. Pertanto , la sua maggiore caratteristica è l'antdogmatismo. Come suggerì Aristide Gabelli, il ruolo della scuola era proprio produrre individui slegati da dottrine superate e pronti a potenziare le loro capacità individuali.

Pasquale Villari, lo scopo della scuola era quello di abituare gli individui a pensare autonomamente, a fondare le loro credenze non su esperienze di altri ma sulle proprie, formare persone pronte al cambiamento, attraverso il metodo scientifico. Così facendo, egli auspicava, si sarebbero potuti risolvere i problemi legati alla povertà; se questo venisse fatto allosra il risorgimento italiano si sarebbe potuto compiere pienamente. 

Nonostante questa spinta alla scienza non vennero screditati i licei classici, visti come eccellente base per una formazione tecnica furtura, poiché dediti all'insiegnamento del lavoro ben fatto.

IL SELF HELPISMO

Nel 1865 comparve Italia il libro del giornalista e scrittore scozzese Samuel Smiles, il quale affermava che il raggiungimento di uno status sociale elevato doveva passare necessariamente per un cambiamento di mentalità in positivo. Per raggiungere questo obbiettivo è necessario il self-helpismo, poiché in grado affermare le qualità di ognuno e di vincere gli ostacoli; o meglio, di volgere gli ostali a proprio vantaggio. A proposito di questo argomento, Michele Lessona pubblicò un libro contenente le biografie di persone, che sono state capaci di fare questo, in modo da ispira altre persone ad emularle. Altri autori pubblicarono opere simili, concentrandosi particolarmente sulla questione dei ceti più poveri, affermando che il riscatto sociale è possibile. 

DOMANDE PAGINA 375

1. in Italia, il positivismo portò alla risoluzioni di alcuni problemi legati alla povertà, inquinato dimostrò che il riscatto sociale era possibile.

2. l'educazione assunse una grandissima importanza, poiché vista come ottimale per la creazione di una società buona.

3. Come suggerì Aristide Gabelli, il ruolo della scuola era proprio produrre individui slegati da dottrine superate e pronti a potenziare le loro capacità individuali.

4. Nonostante questa spinta alla scienza non vennero screditati i licei classici, visti come eccellente base per una formazione tecnica furtura, poiché dediti all'insiegnamento del lavoro ben fatto.

5. il self-helpismo era in grado affermare le qualità di ognuno e di vincere gli ostacoli; o meglio, di volgere gli ostali a proprio vantaggio. 

mercoledì 27 gennaio 2021


 SOCIOLOGIA

LE DIFFERENZE CULTURALI

Nell'ottobre 1989, in Francia accadde un episodio particolare: tre studentesse islamiche si presentarono in classe con il capo coperto dall'hijab, secondo la tradizione musulmana, e furono espulse dalle autorità scolastiche dopo essersi rifiutate di toglierlo durante le lezioni. Seguendo questo esempio, pochi giorni dopo successe la stessa cosa ad altre ragazze islamiche in altre scuole. Le ragazze furono infatti accusate di una troppo vistosa ostentazione religiosa. Similarmente, la stessa cosa è capitata con la poligamia. 

L'aspetto notevole è che le problematiche riguardo a questi aspetti, si manifestano solo quando le vulture emigrano dal loro paese di origine; e questo trascende da quale siano il paese di provenienza e il paese di arrivo. 

La conflittualità tra culture, deduciamo, è causata dalla stessa migrazione di culture. Infatti, il problema è andato ad intensificarsi nell'utltimo decennio, poiché è proprio in questo periodo che le migrazioni si sono intensificate; inoltre, generalmente, le culture migranti non sono propense a mischiare la loro cultura con quella del nuovo paese, creando così la compresenza tra tradizioni diverse.

E' importante notare però che oggigiorno, l'Europa e gli Stati Uniti (luoghi a cui vedono i migranti orientali) stanno attuando delle riforme per valorizzare la multiculturalità, a causa della decadenza dell'ideale illuminista di uguaglianza come valore: oggi si tende a considerare le differenze individuali e sociali come un valore positivo.

 I MOVIMENTI PER I DIRITTI CIVILI

Il dibattito sulle differenze culturali nasce negli anni Settanta in Nordamerica: essi iniziarono a denunciare le opposizioni subite in passato e a chiedere equità. In particolare, in questa prima fase, si chiedeva maggiore inclusione sociale e piena cittadinanza. In un secondo momento, tuttavia, alcuni movimenti radicali iniziano a sostenere che l'ideale di uguaglianza appartenete ai movimenti liberali (per esempio) non sia altro che un'ingiusta pretesa assimilazione, che finisce in ogni caso per favorire un'elitè. Per take ragione si sviluppa la credenza che non sia importante omologare gli individui, ma valorizzare le loro peculiarità e rendere queste accettate. 

A partire dagli anni Ottanta, negli Stati Uniti va a perdersi l'ideale che una società perfettamente amalgamata possa garantire equità; si propende dunque per la rivendicazione delle proprie origini e tradizioni. L'Europa parallelamente, è scossa dalla cosidetta questione delle minoranze nazionali: la presenza, sui territori, di gruppi etnici stranieri che non si sono mai integrati. A questo si aggiungono le continue problematiche causate dai flussi migratori, da parte di persone intenzionate a stabilirsi nei territori per lunghi periodi di tempo, non visti molto bene dalle popolazioni autoctone. 

IL MULTICULTURALISMO

Attraverso tutti questi fenomeni, ci si è resi conto che le tradizioni culturali non hanno struttura uniforme e richiedono sempre maggiore valorizzazione. Con il termine multiculturalismo si indica un modello di convivenza interfonica fondato sulla valorizzazione delle differenze ed accettazione. 

Una sua versione più moderata sostiene che esistano degli diritti fondamentali appartenenti a tutti gli uomini, a prescindere dal loro stato di provenienza. In un'altra più radicale viene affermato che il sistema attuale non rispetta pienamente le esigenze individuali, e pertanto richiede che vengano introdotti specifici diritti collettivi, che sovrastino il pensiero dei singoli.

DOMADE PAGINA 355

1. quando un immigrato entra in contatto con una cultura appartenete ad un altro paese, la sua cultura non viene accettata.

2. la società multiculturale è una società in cui convivono culture anche molto diverse tra loro, e nelle quali queste vengono omologate.

3. storicamente l'alternativa alla multiculturalità è la valorizzazione delle differenze culturali.

DOMANDE PAGINA 356

1. il dibattito per la valorizzazione delle differenza sociali nasce in Nord America negli anni sessanta.

2. un acritica che viene mossa alla democrazia liberale è quella di promuovere l'uguaglianza tra cittadini, ma nei fatti di valorizzare unicamente un'elitè.

3. molti movimenti rivendicano la loro differenza culturale perché sostengono la valorizzazione e la rinascita delle loro culture originarie, in modo tale che quest'ultime possano essere vissute.

DOMANDE PAGINA 358

1. le richieste delle minoranze europee sono di poter vivere negli stati ospitanti, come i cittadini autoctoni, costituendo una vita lavorativa e familiare in quel luogo.

2. Con il termine multiculturalismo si indica un modello di convivenza interfonica fondato sulla valorizzazione delle differenze ed accettazione. 

3. il multiculturalismo rappresenta una sfida per la società attuale perché impone lei di accettare una visione nuova del mondo, a cui non è abituata.

lunedì 25 gennaio 2021

 I RITI RELIGIOSI, PROFANI E DI PASSAGGIO

Generalmente un rito religioso può essere inteso come un complesso si azioni e gesti, la cui sequenza è prestabilita e fissa. I riti hanno particolare importanza perché suscitano emozioni collettive e personali che hanno un ruolo importante nel trasmettere la visione del mondo, i valori, le credenze di una religione. Infatti, non è necessario che un rito sia religioso, ma anche si stampo patriottico o sociale: tali riti vengono detti profani. In ogni caso, i riti sono sempre connessi a qualcosa di sacro: i valori, le autorità, identità, potere. Se i riti ci indicano cosa fare, ci indicano parallelamente anche cosa non fare (tabù): infatti, tutta la vita sociale è legata ad essi.

Invero, il passaggio degli individui da una condizione sociale o spirituale ad una diversa, è sempre sottolineata da una circostanza sacra. Tale sacralità deriva dal fatto che i riti sono compiuti in nome di determinate divinità. Tali riti vengono chiamati riti di passaggio; anche i riti di iniziazione sono riti di passaggio, perché sanciscono il cambiamento da una condizione sociale ad un altra, e con questo si assume anche un nuovo modo di vedere il mondo. 


DOMANDE PAGINA 250

1. i riti religiosi vengono fatti in nome di una divinità, i riti prfani in nome di un'altra autorità socali.

2. la bandiera è simbolo di nazionalismo.

3. i riti di passaggio, sono delle azioni che segnano il passaggio da una condizione sociale ad un'altra.

domenica 24 gennaio 2021


ANTROPOLOGIA

COS'E' LA RELIGIONE

 Oggi per religione si intende un insieme di credenze che si fondano su dogmi e cerimonie, che hanno lo scopo di avvicinare i fedeli ad esseri soprannaturali; se questi essere sono molteplici la religione is dice politeista, se è uno solo monoteista. Generalmente le divinità vengono venerate in luoghi appositi.

Questa non è però una regola: alcune religioni non hanno dogmi, alte non hanno dei (Buddhismo), ed alter nemmeno templi. Se dunque spostiamo la nostra attenzione da questi aspetti che sono puramente formali, possiamo definire la religione come un complesso di pratiche e credenze che riguardano dei fini ultimi e di cui si fa garante una forza superiore. Questa definizione esprime dunque la dimensione di significato della religione, ovvero dei valori che esprime, e del potere, costituita dalla credenza che vi sia un essere superiore che influenzi la vita umana.

Le credenze di una religione sono spesso relative alle preoccupazioni umane: la religione offre ai credenti la facoltà di affrontare le loro sofferenze e le ingiustizie terrene, diffondendo la speranza che esista un mondo migliore.

Oltre a ciò ha anche la funzione di unire gli individui secondo valori comuni: per la diffusione delle religioni sono spesso importanti i testi sacri, anche se non in tutte sono presenti; in particolare le religioni monoteiste propongono come valori buoni solo alcuni determinati e costanti, mentre quella politeiste sono sempre pronte ad accogliere nuovi dei e nuove energie.

SIMBOLI SACRI

 Ad esercitare un ruolo importante nelle religioni sono i simboli, perché rimandano a qualche verità profonda. Emile Durkheim definì le simbologie religiose come fonte di autorità nei confronti della divinità, che suscitano quasi timore, sopratutto per chi non è consacrato.

Secondo altre analisi, i simboli religiosi hanno la facoltà di dare orine ad un mondo caotico, quindi di consolare gli esseri umani.

Perchè un simbolo risulti riconoscibile, bisogna che la sua sacralità si imponga alla sensibilità dei soggetti; quest'ultimi però devono essere educati al riconoscimento del simbolo stesso. Questo processo si realizza attraverso i riti: infatti una religione non può essere vissuta veramante se non attraverso i suoi riti.

 PAGINA 245 DOMANDE

1. Oggi per religione si intende un insieme di credenze che si fondano su dogmi e cerimonie, che hanno lo scopo di avvicinare i fedeli ad esseri soprannaturali.

2.se questi essere sono molteplici la religione is dice politeista, se è uno solo monoteista.

3. i simboli sacri suscitano sentimenti si unione, ma anche di rispetto e autorità.

4. l'educazione alla religione ha la finalità del riconoscimento dei simboli religiosi.


mercoledì 20 gennaio 2021


ROSSO COME IL CIELO E LE INNOVAZIONI PEDAGOGICHE

 La storia del film “Rosso come il cielo” parte da una vicenda reale, quella di Mirco Mencacci che da non vedente e’ diventato oggi uno dei piu’ importanti montatori del suono del cinema italiano.

Il film racconta la sfida di Mirco, un bambino toscano di dieci anni che, dopo aver perso la vista, lotta tenacemente contro i pregiudizi affinche’ i propri sogni si realizzino.

Siamo negli anni settanta e la legge vieta ai bambini ciechi di frequentare le normali scuole pubbliche. Il bambino e’ quindi costretto a proseguire gli studi in un istituto per ciechi a Genova, dove vige un sistema educativo arretrato che lo destina a lavori marginali e alla rinuncia della propria personalita’.

Ma il protagonista non si arrende e quando un giorno trova un registratore e scopre che puo’ raccontare delle storie fatte di suoni e rumori, capisce di aver trovato la sua strada.

Anche se osteggiato dall’istituto, Mirco coltiva la sua passione e, con l’appoggio degli altri bambini e di don Giulio, mettera’ in scena una “favola sonora”, dando a tutti un’opportunita’ per esprimere se stessi e la proprio fantasia.

La storia di “Rosso come il cielo” e’ soprattutto rappresenta un esempio di determinazione e di coraggio, anche quando ci si trova in una situazione di svantaggio. Anche la realizzazione del film nasce da una scelta audace. Il regista, Cristiano Bortone, ha voluto rendere protagonisti proprio alcuni bambini non vedenti, facendoli recitare accanto ai bambini normovedenti. L’atmosfera di grande complicita’ che si e’ creata tra questi piccoli attori ha arricchito tantissimo il film e ha fatto si’ che si riuscisse a descrivere il mondo dei bambini in modo semplice e diretto.

E' sicuramente un'opera commovente, che rappresenta oltretutto un'importante fonte storica delle innovazioni pedagogiche del 1800, che come sappiamo si concentrarono proprio su i soggetti descritti nel film.

sabato 16 gennaio 2021


LA NASCITA DELLA PSICOLOGIA SPECIALE

 Verso la metà del XIX secolo si manifestò anche un notevole interesse verso i soggetti con deficit psichici. Dopo il primo attento di Itard, si moltiplicarono ricerche mediche con annesse approfondite pratiche pedagogiche. Generalmente si fa coincidere la nascita della psicologia speciale con l'opera di Itard, anche se effettivamente venne messa in atto con le pratiche intraprese a favore dei sordi e dei ciechi, i primi portatori di handicap considerati "educabili".

GLI ISTITUTI PER SORDI E CIECHI

Nel campo dei sordomuti fondamentali furono le esperienze dell'abate Charles-Mchel de l'Epee, fondatore nel 1771dell'istituto per sordomuti di Parigi, e dell'insegnate laico Samuel Heinicke che istituì una scuola pubblica a Lipsia. Anche in Italia vennero aperti istituti simili, da parte di Tommaso Pendola e Ottavio Assarotti, i fratelli Giuseppe e Cesare Gualandi, Giulio Tarra e Pasquale Fornari.

Anche per i ciechi i primi tentativi vennero attuati in età illuminista. Studiosi come Valentin Haüy, Johann Wilhelm Klein e Louis Braille; in particolare il metodo di quest'ultimo, basato sulla creazione di punti in rilievo percettibili al rato, divenne molto celebre, dino ad essere proclamo metodo universale per la lettura e la scrittura dei ciechi, al Primo congresso internazionale per l'educazione nel 1878. 

Anche in Italia vennero fondate scuole per soggetti ciechi, in particolare a Padova e Milano.

L'EDUCAZIONE DEI SOGGETTI PORTATORI DI HANDICAP PSICHICI

Fu più tardo lo sviluppo di istituti per soggetti portatori di handicap psichici. Una figura fondamentale a proposito fu Edouard Seguin, allievo di Itard. Nel 1847, dopo aver lavorato per anni nei raparti ospedalieri in cui queste persone erano ricoverate, aprì una prima scuola speciale, in cui educò una trentina di bambini giudicati irrecuperabili. Egli costruì degli strumenti e estese delle linee guida mirato all'educazione di questi soggetti, che vennero poi prese come esempio da pedagogisti successi.

Seguin afferma che per quanto "les idots" non potano mai primeggiare in ambito sociale, sta nell'operativo educativo degli insegnanti il dovere di dare a tutti un'educazione adeguata. La loro condizione, afferma, è peggiorata da quello che si potrebbe fare ma non si fa.

In Italia la questione dei soggetti con handicap psichici fu presa in esame sopratutto dai medici e dagli psichiatri, che diedero loro l'appellativo di frenastenici. Fu però scarsa l'attenzione dei pedagogisti, a causa della loro mancata formazione scientifica e del loro impiego nella lotta contro l'analfabetismo. I medici che tentarono di attribuirsi la questione furono Sante De Sanctis e Giuseppe Sergi, ma per ottenere qualcosa di memorabile servì l'avvento di Maria Montessori. 


DOMANDE PAGINA 365

1. le prime iniziative risalgono all'età illuminista.

2. Louis Braille fu importante perché inventò un metodo che permise ai soggetti ciechi di leggere e scrivere.

3. Seguin fu importante perché per primo considerò i soggetti con handicap psichici come degni di educazione.


LA PEDAGOGIA SPERIMENTALE

 Grazie all'intervento di questi studiosi, la pedagogia iniziò ad assumere una sempre maggiore posizione di rilievo in quanto vero e proprio metodo sperimentale di studio. Per l'affermazione della pedagogia come scienza, fu fondamentale l'intervento del laboratorio di psicologia sperimentale di Wilhelm Wundt, a Lipsia. Gli studi qui condotti furono decisivi per la creazione della psicologia scientifica e ambirono a dimostrare sperimentalmente il funzionamento di alcuni aspetti della psiche umana; queste problematiche erano connesse anche agli aspetti educativi, poiché fu subito evidente che l'educazione poteva avere delle ripercussioni psicologiche. In tal senso, l'educazione sarebbe stata tanto più efficace quanto più adattevole alle necessità psicologiche individuali. La pedagogia iniziò a necessitare di conoscenze psicologiche specifiche, al fine di migliorare i propri metodi di educazione. Per ovviare a questa necessità fu necessario l'avvento di Alferd Binet e Theodore Simon.

DOMADE PAGINA 362

1. tramite le ricerche psicologiche fu subito evidente che l'educazione poteva avere delle ripercussioni psicologiche. In tal senso, l'educazione sarebbe stata tanto più efficace quanto più adattevole alle necessità psicologiche individuali.


LA PEDAGOGIA DI EMILE' DURKHEIM

 Emilè Durkheim è considerato uno dei maggiori studiosi della storia, in quanto fondatore della scienza sociale moderna. In particolare si concentrò su modi di agire e di pensare collettivi, i loro rapporti con la genesi e il funzionamento delle istituzioni, applicando le leggi dell'evoluzione all'analisi sociale. Secondo la sua filosofia, l'educazione era il frutto dell'ambiente sociale in cui un individuo vive; questa varia a seconda delle condizioni storiche classiche e delle classi sociali a cui poggia: esiste un'assoluta dipendenza tra il sistema formativo e la struttura sociale. L'educazione non è perciò infatti naturale, ma sociale. 

Per capire meglio questa posizione, è necessario ricordare che secondo Durkheim l'uomo è costituito da dude esseri: quello individuale, cioè un insieme di bisogni e desideri, e quello sociale, ovvero un sistema di idee, sentimenti ed abitudini che rispecchiano quelle del gruppo di cui facciamo parte. L'educazione è dunque quell'azione sociale e personale al tempo stesso che innalza l'individuo al di sopra di se stesso, conformandolo all'ideale della coscienza collettiva. 

Durkheim riserva molta attenzione al principio dell'ordine sociale, dal momento che senza ordine sociale nulla può sopravvivere: è un imperativo etico. Quindi l'educazione ha come primo scopo l'apprendimento di queste norme. Infatti, la scuola costituisce la struttura sociale più importante, insieme alla famiglia, poiché educa all'ethos collettivo. E' infatti espressione dei bisogni sociali e della morale collettiva e rappresenta il luogo collettivo per la formazione individuale. Essa infatti costituisce l'attuazione di due principi fondamentali nell'analisi sociologica di Durkheim: la riproduzione e l'integrazione. La scuola riproduce, infatti, il sistema di idee esterno e garantisce l'integrazione delle giovani generazioni nella società futura. 

Una critica che venne posta allo tudioso riguarda la possibile creazione, più che di individui disciplinari, di indeividui amansuatvi, che obbediscono alle regole sociali.

DOMANDE PAGINA 362

1. la pedagogia ha il ruolo di delineare linee guida pe rie scuole, luogo in cu l'individuo impara l'ordine sociale e compie la sua realizzazione.

2. diversamente da Spencer, Durkheim afferma che l'individuo non è completante integrato alla sua evoluzione naturale, ma può deviare da essa, scendo dall'ordine sociale.

3. l'educazione permette di passare dall'io individuale all'io sociale, poiché grazie alla scuola inserisce l'individuo in un contesto sociale ampio, in cui abito l'individuo ad adeguarsi alle sue regole sociali, ma al tempo stesso potenzia le sue capacità intrinseche.

4. la scuola è essenziale poiché è l'espressione dei bisogni della collettività di un determinato periodo, e per questo educa gli individui a vivere in quella società stessa.


L'EDUCAZIONE DI HERBERT SPENCER

Herbert Spencer ottenne molto riscontro, perché elaborò una teoria filosofica di impianto evoluzionista, in cui propose una rivalutazione del sapere umano, compreso quello pedagogico. Egli elaborò la tesi dell'evoluzione come legge universale, applicabile ad ogi campo sella realtà, quindi anche alla società umana, ala linguaggio, all'arte, ecc. Nel 1861 Spencer presentò la sua pedagogia evoluzionistica nella prima edizione del saggio Educazione intellettuale, morale e fisica. 

In particolare, secondo la sua tesi, la legge dell'evoluzione poggia su tre caratteristiche specifiche: il passaggio da una forma meno coerente a una più coerente; il passaggio dall'omogeneo all'eterogeneo; dall'indefinito al definito. Il cammino evolutivo sarebbe dunque sostenuto da un moto propulsivo e da una forza di conservazione e riutilizzazione delle esperienze. L'intelligenza umana altro non sarebbe che un dato ereditario consolidato durante l'evoluzione mediante un progressivo accumulo di esperienze. 

Egli ritiene che l'educazione dell'uomo dovesse svolgersi tenendo conto prima di tutto della sua condizione di essere naturale; il fine dell'educazione è perciò strettamente legato alla concezione dell'uomo naturale, che si esprime tramite alcune attività che hanno carattere prioritario per la conservazione della specie; solo in ultima posizione Spencer poneva le attività che mirano alla soddisfazione personale. 

Di conseguenza lo studioso diede grande importanza alla formazione fisica dell'individuo, seguita dalla padronanza dell'intelletto tramite il metodo scientifico. Infine veniva l'educazione morale, che si concretizzava con l'adeguamento alle regole naturali, ovvero alle consuetudini sociali. In tal senso, la pedagogia di Spencer risultava essere perfettamente inline con i principi della società borghese.

DOMANDE PAGINA 360

1. la pedagogia di Spencer può essere considerata evoluzionistica perché concepisce come processo evolutivo ogni branca del sapere, tramite un moto propulsivo e una forza di conservazione e riutilizzazione delle esperienze: in tal senso l'intelligenza umana altro non sarebbe che un dato ereditario consolidato durante l'evoluzione mediante un progressivo accumulo di esperienze. 

2. l'evoluzione è costituita da un moto propulsivo e una forza di conservazione e riutilizzazione delle esperienze.

3. lo scopo dell'educazione è formare individui pronti a seguire le nome sociali e morali.

4, è importante la formazione fisica perché l'educazione è un processo di evoluzione naturale, che parte della naturalità dell'individuo, quindi dalla sua fisicità.


PEDAGOGIA

LA PEDAGOGIA DELL'ETA' DEL PROGRESSO

Intorno alla metà del XIX secolo lo scenario pedagogico si avvicinò molto alla moderna corrente di pensiero del positivismo. Quest'ultima venne fondata da August Comte nella sua opera Corso di filosofia positiva (1830-1842), in cui ricostituisce la storia sulla base della nozione di progresso, arrivando a concludere che la scienza e il metodo sperimentale sono le vie più adatte per raggiungere un sapere corretto. 

Il secondo principio della modernità scientifica venne invece introdotto da Charles Darwin, il quale elaborò la teoria evolutiva, mettendo in discussione i dogmi religiosi. L'uomo non è più dunque un domatore della natura, ma il risultato delle sue combinazioni casuali. 

Ovviamente, il verbo scientifico ifluenzò anche la pedagogia: il processo educativo fu concepito come un campo di applicazione dele forze evolutive messe a punto sul piano biologico, sociologico ed etico. L'educazione era dunque un fatto naturale da esplorare con i metodi biologici, psicologici, psicologici e sociologici: per questo si inizia a parlare di scienze dell'educazione.

A questa nuova sincera venne affidato il compito di ordinare lo sviluppo della società: non solo il suo compito era trasmettere il sapere, ma anche perpetrare valori socialmente utili, quali la laboriosità, la disciplina, il patriottismo, il rispetto delle gerarchie e l'igiene. 

DOMANDE PAGINA 358

1. Il pensiero di Comte afferma che la scienza e il metodo sperimentale sono le vie più adatte per raggiungere un sapere corretto. 

2. La teoria evolutiva venne a legarsi alla pedagogia, grazie alla concezione del processo educativo come un campo di applicazione dele forze evolutive messe a punto sul piano biologico, sociologico ed etico. 

venerdì 15 gennaio 2021

I LATI NEGATIVI DELLA GLOBALIZZAZIONE E I NO GLOBAL
 Molti studiosi che si sono occupati di studiare la globalizzazione ne hanno evidenziato gli aspetti critici. Infatti, sopratutto a proposito della globalizzazione economica, è stato osservato che il prezzo da pagare per la globalizzazione delle merci è il non altrettanto globalizzarsi dei diritti: anzi spesso vi è un annichilamento di questi.

Inoltre la grande diramazione e diffusione di modelli culturali standardizzati, a fronte della necessità umana di identificarsi ha portato ad un grande senso di insicurezza. Sono per questo nati movimenti subculturali, che cercano su contrastare la globalizzazione, favorendo la loro cultura locale. 

Esistono anche dei movimenti (hanno diversa forma e natura) che si oppongono in modo diretto e conciso alla globalizzazione: i no global. I no global sono dell'idea che questa globalizzazione non sia affatto globale, ma che benefici sono un settore della società. Infatti, se questo processo non viene moderato, il mondo intero finirà per seguire un'ideologia neoliberista, che arricchirebbe unicamente le multinazionali e i governioccidentali. Si propone dunque un rinvigorimento delle piccole realtà economiche e culturali. Pur essendo un movimento con sedi frammentari, i no global sono riusciti a compiere azioni concrete ed efficaci, come da esempio il G8 di Genova; sono anche riusciti a portare ai governi problematiche quali le differente tra il mondo povero e il mondo ricco e la necessità di creare scenari mondiali più equi.

DOMANDE PAGINA 348

1. la nascita delle subculture è data dalla necessità umana di indetificarsi, messa in crisi di fronte alla tendenza alla globalizzazione culturale: in tal senso, le subcultura propongono la riascesa delle culture locali.

2. Le idee che accomunano i no global sono che I no global sono dell'idea che questa globalizzazione non sia affatto globale, ma che benefici sono un settore della società. Infatti, se questo processo non viene moderato, il mondo intero finirà per seguire un'ideologia neoliberista, che arricchirebbe unicamente le multinazionali e i governioccidentali. Si propone dunque un rinvigorimento delle piccole realtà economiche e culturali.

3.  i no global sono riusciti a compiere azioni concrete ed efficaci, come da esempio il G8 di Genova e a portare ai governi problematiche quali le differente tra il mondo povero e il mondo ricco e la necessità di creare scenari mondiali più equi.



LE VARIE FORME DI GLOBALIZZAZIONE

LA GLOBALIZZAZIONE DELLE INFORMAZIONI

 La globalizzazione è un fenomeno che coinvolge anche il mondo dell'informazione: grazie all'avvento dei mezzi di comunicazione teconologici, oggi è possibile fare esperienza diretta di tutto ciò che accade in paesi anche lontani. Oltre alle informazioni, nello stesso modo si trasmettono anche contenuti simbolici che vanno a premere sulla nostra concezione del mondo e dei rapporti sociali, come mode o stili di vita.

LA GLOBALIZZAZIONE DELL'ECONOMIA

Al giorno d'oggi nessuna economia statale può considerarsi autonoma, sopratutto sotto l'aspetto commericale: non è detto che un prodotto comprato in Italia, si anche prodotto in Italia; questo fenomeno prende il nome di globalizzazione del lavoro. Molto spesso può risultare però dannosa, perché può sfocare in sfruttamento di manodopera di Paesi in cui questa casta meno.

Sono aumentati ajche gi scambi e i flussi finanziari, perché legati al denaro elettronico e alla presenza delle multinazionali.

LA GLOBALIZZAZIONE POLITICA

La globalizzazione politica si manifesta particolarmente sotto forma di perdita di potere dello Stato nazionale. Un aspetto caratteristico di questo processo, è la tendenza alla scelta di relazioni internazionali, sia per quanto concerne situazioni locali che internazionali. Ciò implica che nessuna questione sia di competenza di una sola nazione: ciascuno Stato si sente sempre più coinvolto in quanto succede nel mondo.

LA GLOBALIZZAZIONE ECOLOGICA

Siccome è interesse di tutti che l'ambiente non venga danneggiato, è stato necessario attuare degli interventi si sensibilizzazione per la tutela dei luoghi a rischio; questo è stato possibile grazie ai nuovi mezzi di comunicazione tecnologici. Sul piano politico, questo va ad intrecciarsi con la globalizzazione politica, in quanto le manovre politiche per la conservazione del pianeta, sono da prendere internazionalmente, più che nei singoli stati. Questo fenomeno si chiama globalizzazione ecologica.

LA GLOBALIZZAZIONE CULTURALE

La globalizzazione ha importanti manifestazioni anche a livello culutale. Inizialmente gli effetti della globalizzazione vennero interpretati come un tentativo di uniformazione e omogenisswsion4 r4ll4 diverse tradizioni, per creare un'unica cultura globale; ma con il passare del tempo, ci si è accorti che le realtà globali tendevano comunque a mantenere le loro tradizioni, pur conoscendone anche altre provenienti da diverse zone del mondo. Parallelamente però sono nate anche dele forme culturali ibride, ovvero dei valori  nati in un determinato stato, ma diventati poi internazionali: il costo di questo processo, è la completa perdita di significato del valore stesso. 

PAGINA 347 DOMANDE

1. la globalizzazione ha coinvolto anche il mondo dell'informzione, poiché grazie ai mezzi tecnologici è stato possibile rendere molto più divulgativi gli avvenimenti.

2. la globalizzazione dell'economia può risultare dannosa, perché può sfociare in sfruttamento di manodopera di Paesi in cui questa casta meno, da parte delle multinazionali.

3. la globalizzazione ha come effetto la perdita di potere degli stati nazionali, poiché fa prevalere un interesse internazionele per gli avvenimenti: di conseguenza le decisioni in merito a quest'ultimi non sono prese da un'unica nazione, am da organizzazioni internazionali.

4. la mcdonalizzazione della società è un altro termine per indicare la globalizzazione, che fa riferimento alla catena di far food, che in rapido tempo da una realtà confinata è diventata una multinazionale.



LA GLOBALIZZAZIONE E LE SUE CONSEGUENZE

Una delle caratteristiche principali della globalizzazione è la perdita di importanza della dimensione fisica, quando si intraprende un rapporto: le persone sono connesse tra oro in modo ampio ed incontrollato. Infatti, la globalizzazione viene definita come stato di connettività complessa. SI dice infatti che il mondo stia diventando uno spazio sociale comune

Non solo i rapporti ma anche le informazioni valicano i confini spaziali: al giorno d'oggi abbiamo più consapevolezza su quali siano le culture di altri stati. Difatti, grazie a questa grandissima accessibilità ogni contesto diventa esplorabile, sia geografico che culturale. 

Sembriamo avvicinarci alla costituzione di un'unica società umana globale, poiché qualsiasi cosa accada è capace di influenzare individui provenienti da ogni parte del globo. La società globale è anche detta tradizionale, poiché si afferma indipendentemente dalla volontà degli stati, e molto spesso anche contro di essa.

La globalizzazione ha però anche dei risvolti negativi: ad una maggiore esposizione alle popolazioni abitanti stati diversi, non sempre corrisponde un'accettazione di essi. In questo modo nascono infatti situazioni di xenofobia e razzismo, ed aumenta la disparità tra privilegiati e non privilegiati: non tutti hanno infatti al disponibilità economica per inserirsi in questo sistema.

PAGINA 343 DOMANDE

1. la maggiore caratteristica della globalizzazione è la perdita di importanza da parte della dimensione spaziale.

2. lo stato di connettività complessa, comporta la frazione di una comunità unica ed indipendente dai confini statali.

3.la società globale viene definita tradizionale, perchè le persone che la abitano sono sconnesse da un luogo geografico preciso, ma possono traslare da un luogo ad un altro.

4. La globalizzazione ha però anche dei risvolti negativi: ad una maggiore esposizione alle popolazioni abitanti stati diversi, non sempre corrisponde un'accettazione di essi. In questo modo nascono infatti situazioni di xenofobia e razzismo, ed aumenta la disparità tra privilegiati e non privilegiati: non tutti hanno infatti al disponibilità economica per inserirsi in questo sistema.


mercoledì 13 gennaio 2021


LA FORMA URBANA

 La forma territoriale tipica della società industriale è la città, pochi in esse i rapporti sociali tipici dell'industrializzazione trovano piena espressione. 

Le prime città sorsero nella Mezzaluna fertile, e avevano un potere statale centrale a cui gli individui erano sottomessi, e le loro sedi economiche, religiose e politiche. Queste tre permasero e si trasformarono in base alla cultura dei diversi popoli. Un aspetto che però rimase uguale fu la presenza di un'area geografica con un'elevata densità abitativa. Questa caratteristica rimasta inconfutabile anche durante la seconda rivoluzione industriale, in cui i centri più abitati erano proprio i più vasti ed industrializzati (anche se al giorno d'oggi non sempre una grande densità abitativa corrisponde ad una grande industrializzazione).

LA METROPOLI MODERNA

Fin dal XIX secolo, studiosi come Gregor Simmel osservarono delle caratteristiche ricorrente dei vari centri urbani: il bombardamento di stimoli di ogni genere e la continua chiamata ad interagire con altri individui. Di forte a questo, gli individui adottano un meccanismo di difesa dagli stimoli e di contenimento delle proprie reazioni emotive. 

La città è una grande forma di razionalizzazione della vita umana; si risparmiano tempo ed energie,si produce di più, si fa convivere insieme un gran numero di persone, a costo di rapporti spersonalizzati e superficiali; non esistono più eventi imprevedibili, è tutto monotono e cannibale. 

La città è anche un luogo cosmopolita: se una comunità condivide le stesse trazioni culturali, la città ne condivide diverse e per questo garantisce maggiore varietà di vita. Inoltre, grazie alle nuove possibilità di movimento e comunicazione create dalla tecnologia, i rapporti umani non si limitano solo agli spazi urbani, ma diventano globali: si dice infatti, che nei rapporti odierni li spazio fisico abbia perso di importanza.

PAGINA 340 DOMANDE

1. le caratteristiche costanti che permettono di definire una città sono le collocazioni spaziali e temporali.

2. in seguito alla rivoluzione industriale sono aumentati i numeri e le dimensioni delle città, poiché il lavoro è passato dall'essere agricolo all'essere situato nelle fabbriche, ubicate spesso nelle periferie cittadine: per rendere il lavoro più accessibile alle persone è stato necessario costruire nuove abitazioni nei pressi di esse, portando alla crescita delle città.

3. in una comunità locale i rapporti personali sono più intimi, mentre in un contesto urbano sono anomici.

4.la collocazione fisica perde di importanza nella comunità globalizzata, perché i rapporti che intraprendono le persone diventano estendibili a regioni del mondo irraggiungibili senza i mezzi tecnologici.


SOCIOLOGIA

LE COMUNITA' LOCALI

La corporeità umana costituisce una condizione imprescindibile della vita in una società, che viene da essa determinata: infatti, si è inesorabilmente vincolati nel tempo e nello spazio, a causa del nostro corpo, della nostra fisicità.

In questa analisi, lo spazio è la condizione che permette di vivere collettivamente, mentre il tempo è espressione delle caratterizzazioni che la società sta prendendo in quel momento. Ogni società, anche le più impensabili come quelle digitali, è vincolata da questi due fattori: si dice che esse siano caratterizzaste dalla medesima unità geografica e dallo stesso periodo storico, e per questo prendono il nome di comunità locali. Le comunità locali sono caratterizzate da legami sociali foti: generalmente, in un piccolo paese si creano legami sociali più stretti rispetto ad una grande città, e le persone hanno maggiore capacità di identificarsi.

Le comunità locali, negli ultimi decenni, hanno subito una forte regressione, a causa della spinta alla globalizzazione, dell'industrializzazione e della modernizzazione. Una delle conseguenze di questo processo è stata la perdita di legami profondi, per lo sviluppo di legami anomici ed interpersonali. I legami sociali più rilevanti nella vita sociale, non sono più legati al territorio, ma alle organizzazioni sociali.

Nonostante l'allargamento dei fronti territoriali, è bene notare che si riscontra comunque un condizionamento mentale, in base alla moda del quartiere o della città in cu un individuo vive. Le agenzie economiche fanno ovviamente leva su questo fenomeno, per arricchirsi: sono nati così i distretti industriai.

Molti studiosi hanno visto nello sviluppo di queste realtà un delle nuove comunità, anche se a differenza di quest'ultime, nelle città e nei quartieri mancano legami stretti ed affettivi.


PAGINA 337 DOMANDE

1. la corporarierà è importante nella vita degli individui, poiché li vincola nel tempo e nello spazio e li permette dunque di costituire in modo concreto la vita stessa.

2. le comunità locali, sono piccole realtà cittadine, caratterizzate da una bassa popolazione e quindi legami sociali più stabili.

3. le comunità locali, negli ultimi decenni, hanno subito una forte regressione, a causa della spinta alla globalizzazione, dell'industrializzazione e della modernizzazione, poichè hanno portato alla crescita dei contesti geografici con la conseguente liquefazione dei legami sociali.

4. le comunità contemporanee sono costituite da intere città o quartieri.

domenica 10 gennaio 2021


IL PENSIERO MITICO DI LEVI STRAUSS

Nella seconda metà del Novecento, l'antropologo francese Levì Strauss, elaborò una nuova interpretazione del concetto di mito. La sua peculiarità consiste nel trattare il mito come un'attività speculativa, senza prendere in considerazione i legami che il racconto mitico può avere con la vita sociale e culturale di una popolazione. 

Secondo la sua interpretazione il mito va analizzato un termini di strutture.  Egli considera il racconto mitico sul modello della lingua, scomponibile nelle sua unità minime, quali i fonemi, che in questo contesto prendono il nome di mitemi; un insieme di ditemi costituisce un mito. Un mitema prende significati diversi per culture diverse, fattore che permise allo studioso di comparare miti id popolazioni diverse, come quelli delle Indie e del sud America. 

Un questo contesto, il mito è un ambiente speculativo, in cui il pensiero umano non soffre delle costrizioni della realtà materiale e sociale, dove è permessa la totale immaginazioni. Il mito ha dunque la funzione di conciliare gli aspetti contraddittori dell'esistenza umana e del mondo naturale, che non possono avere alcuna spiegazione razionale, come per esempio la dualità tra corpo e spirito. Il pensiero mitico è dunque libero: esso pensa per se stesso.


DOMANDA PAGINA 228

1. tutta la cosmologia contiene i miti di creazione.

2.il mito è uno spazio narrativo, tramite il quale vengono spiegati determinati fenomeni, come la morte e l'origine del mondo fisico.

3. il trickster è un personaggio, che separa le cose unite in due entità autonome e contrapposte.

4. secondo Strauss il mito è un'attività speculativa.


IL MITO

 Nel 1935 un gruppo di antropologi condusse uno studio presso i Dogon. Alla guida della spedizione c'era l'antropologo francese Marcel Griaule, il quale si concentrò in particolare sulla cosmologia Dogon: una complessa e efficace visione dell'ordine del mondo dalla sua origine, che si avvicina ambo alla filosofia che alla scienza occidentale. 

Tutta la cosmologia era gremita di miti sulla creazione della terra, dei fiumi, degli animali, delle piante e degli esseri umani. Molti studiosi si dimostrarono interessati alle origini dei miti, fino a delinearne le caratteristiche principali. Il mito ignora innanzitutto spazio e tempo; inoltre i personaggi hanno la facoltà i parlare ad animali e piante, ma anche agli dei: si annullano differenze di regni, generi e specie, tra mondo sensibile ed invisibile. Il miro propone spesso una situazione originari di unità tra esseri e cose.                       In linea geerale, infatti, il mito propone una antropomortifzione della narra, attribuendole quindi caratteristiche umane, quali il linguaggio e i sentimenti; vale però anche il contrario. 

Nei miti, la creazione è sempre rappresentata come processo nato dalla separazione di vari componenti della natura. E' interessante notare, come in moltisse culture questa separazione sia descritta come frutto delle azioni di un personaggio specifico, un essere che contenga in se una dualità di elementi. Nella letteratura antropologica, questo personaggio prende il nome di trickster, un personaggio furbo e scaltro che spesso agisce irresponsabilmente, incarnando dentro di se sia il bene che il male.

Gli atropologi giunsero alla conclusione che il mito, ha funzione pedagogica, speculativa, morale, sociologica, di classificazione, ma anche un'autorizzazione a compiere certi riti, oppure la giustificazione dell'ordine dell'esistenza. 


 IL MALOCCHIO E LA FORTUNA

Molto simile alla credenza della magia è la credenza nel malocchio. Esso consiste nella credenza che attraverso uni sguardo si possa augurare il male ad una persona.

Questa credenza è molto diffusa in Europa e in Medio Oriente, ed assume significati differenti. In Medio Oriente, in particolare, si crede che le parole troppo complesse rivolte ad oggetti, o uno sguardo particolare, essa essere dettato da invidia, e quindi atto al male; Per esempio sono da evitare, nella cultura araba, i troppi complimenti riferiti ad ua persona, oppure nelle culture rurali nei contfronti di animali.  

Il malocchio lanciato, si manifesterà in seguito attraverso disgrazie. Per evitare questo, vengono individuati degli individui, maghi e maghe, in grado di levare il malocchio. In genere si tratta di paure, che con l rito vengono dissolte, oppure di patologie passeggere. In caso il rito non funzionasse, è consigliabile rivolgersi a qualcuno di più esperto.

Parallelamente al malocchio, si è sviluppata l'idea che determinati eventi possano portare fortuna, che prevengono o curano gli eventi sfortunati. 

DOMANDE PAGINA 223

1. gli astrologi e gli alchimisti furono i primi a fondare il pensiero magico, e credevano che il loro lavoro potesse influenzare la vita delle persone.

2. nell'ottocento il termine magia indicava formule e attività, avete lo scopo di influenzare la natura delle cose.

3. Per Malinowski la magia assume un ruolo rassicurante, nei confronti di eventi portatori di ansia.

4. In entrambi i casi, malocchio e sfortuna sono relativi a determinati eventi scatenanti e possono essere risolti.


ANTROPOLOGIA

LA MAGIA E IL SUO FUNZIONAMENTO

Nella cultura odierna, la magia viene considerata come la tecnica di manipolare materiali utilizzando formule occulte, per ottenere esiti positivi o negativi. Effettivamente è questa la definizione, ma il modo in cui è vista è negativo, intrisa di scetticismo; nel passato però la magia era parte integrante della cultura mondiale.

A ridosso del 1900 James Franzer affermò che il pensiero magico precedette quello religioso; questo on è del tutto vero, ma espresse due processi importanti del pensiero magico. l'imitazione e il contagio. La prima rappresenta la credenza che emulando i comportamenti della natura e degli animali, si potesse ottenere il controllo su di loro; la seconda invece crede che due oggetti entrati in contatto preservino la loro interazione. 

I primi antropologi interpretarono la magia come aberrazione intellettuale, tipica delle menti primitive, e che vi fosse un forte legame con la religione.

 Un antropologo i particolare si distaccò da questi ideali: Malinowski. Nel corso degli anni trenta, sulla base di ricerche nelle isole Trobian, egli sostenne che la scienza si trovi presso ogni popolo in maniera differente. Questa servirebbe per costruire armi, o qualsiasi cosa di natura pragmatica. Mentre la religione avrebbe lo scopo di spiegare fenomeni di natura più filosofica, come l'origine del bene o del male. La magia invece ha scopi rassicuranti.  Malinowski aveva osservato che i Torbian compivano atti magici quando dovevano compiere azioni generatrici di ansia: rappresenta dunque uno strumento della cultura. Per questo la magia non è anteriore alla scienza o alla religione, ma un gesto primordiale atto a controllare i fini desiderati. Per questo non importa se la magia funzioni, basta che rassicuri.

Un'altra posizione riguardo la magia fu espressa da Ernesto de Martino. Egli sostenne che la magia rappresenta un residuo arcaico ancorato al bisogno dell'essere umano di afferrare la propria presenza di fronte alla morte e all'annientamento. In questo senso la magia può incontrare la religione, essere una sua interfaccia: per esempio, porre un crocifisso per proteggere dalla morte.


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