sabato 19 settembre 2020

 LA MASCHERA DI PIRANDELLO

Nel romanzo Uno, nessuno e centomila Pirandello, attraverso la metafora della maschera, spiega come l’uomo si nasconda dietro una “maschera”, che non consente di conoscere la propria personalità. Questo velo troverebbe la sua fromazione nel rapporto con gli altri: considerando che ogn persona deve avere a che fare con individui e contesti diversi, tende ad adottare una personalità diversa per ognuno di essi, non potendo mai conoscere la sua particolare. La maschera non è altro che una metafora, simbolo dell'alienazione, indice della spersonalizzazione e della frantumazione dell'io in identità molteplici.
 
Pirandello riprende il concetto sviluppato da Gustav Jung di “persona”, in cui ogni “individuo” indossa una maschera in determinate circostanze per rispondere alle richieste del mondo esterno il cui uso eccessivo può sfociare nell'ombra della personalità. Il relativismo conoscitivo pirandelliano non è altro che l'ammissione di una verità non assoluta proprio perché la verità possibile è quella che identifica l'essere con il suo apparire. 
 Angelo Mostarda, il protagonista del libro, è la controfigura della nostra realtà contemporanea, in cui noi individui indossiamo maschere per adattarci alla società. Il rifiuto dello specchio, simbolo dell'illusione realistica, non è altro che l'eterno conflitto tra l'immagine che si ha di sé stessi, incarnato dal volto di una persona, e la nostra identità riflessa, ovvero quello che gli altri vedono quando interagiscono con noi. Ecco allora spiegato il titolo del libro: Uno Nessuno e Centomila indica il passaggio da un'unita iniziale (l'io freudiano) centomila identità (l'inconscio collletivo) prodotte da punti di vista esterni fino all'annulamento finale dell'io.

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