LA MASCHERA DI PIRANDELLO
Nel romanzo Uno, nessuno e centomila Pirandello, attraverso
la metafora della maschera, spiega come l’uomo si nasconda dietro una
“maschera”, che non consente di conoscere la propria
personalità. Questo velo troverebbe la sua fromazione nel rapporto con gli altri: considerando che ogn persona deve avere a che fare con individui e contesti diversi, tende ad adottare una personalità diversa per ognuno di essi, non potendo mai conoscere la sua particolare. La maschera non è altro che una
metafora, simbolo dell'alienazione, indice della
spersonalizzazione e della frantumazione dell'io in identità molteplici.
Pirandello riprende il concetto sviluppato
da Gustav Jung di “persona”, in cui ogni “individuo” indossa una maschera in determinate circostanze per
rispondere alle richieste del mondo esterno il cui uso eccessivo può
sfociare nell'ombra della personalità. Il relativismo conoscitivo
pirandelliano non è altro che l'ammissione di una verità non assoluta
proprio perché la verità possibile è quella che identifica l'essere con
il suo apparire.
Angelo Mostarda, il protagonista del libro, è la
controfigura della nostra realtà contemporanea, in cui noi individui
indossiamo maschere per adattarci alla società. Il rifiuto dello
specchio, simbolo dell'illusione realistica, non è altro che l'eterno
conflitto tra l'immagine che si ha di sé stessi, incarnato dal volto di
una persona, e la nostra identità riflessa, ovvero quello che gli altri vedono quando interagiscono con noi. Ecco allora spiegato il titolo del libro: Uno Nessuno e Centomila indica il passaggio da
un'unita iniziale (l'io freudiano) centomila identità (l'inconscio
collletivo) prodotte da punti di vista esterni fino all'annulamento
finale dell'io.
Nessun commento:
Posta un commento