ROSSO COME IL CIELO E LE INNOVAZIONI PEDAGOGICHE
La storia del film “Rosso come il cielo” parte da una vicenda reale, quella di Mirco Mencacci che da non vedente e’ diventato oggi uno dei piu’ importanti montatori del suono del cinema italiano.
Il film racconta la sfida di Mirco, un bambino toscano di dieci anni che, dopo aver perso la vista, lotta tenacemente contro i pregiudizi affinche’ i propri sogni si realizzino.
Siamo negli anni settanta e la legge vieta ai bambini ciechi di frequentare le normali scuole pubbliche. Il bambino e’ quindi costretto a proseguire gli studi in un istituto per ciechi a Genova, dove vige un sistema educativo arretrato che lo destina a lavori marginali e alla rinuncia della propria personalita’.
Ma il protagonista non si arrende e quando un giorno trova un registratore e scopre che puo’ raccontare delle storie fatte di suoni e rumori, capisce di aver trovato la sua strada.
Anche se osteggiato dall’istituto, Mirco coltiva la sua passione e, con l’appoggio degli altri bambini e di don Giulio, mettera’ in scena una “favola sonora”, dando a tutti un’opportunita’ per esprimere se stessi e la proprio fantasia.
La storia di “Rosso come il cielo” e’ soprattutto rappresenta un esempio di determinazione e di coraggio, anche quando ci si trova in una situazione di svantaggio. Anche la realizzazione del film nasce da una scelta audace. Il regista, Cristiano Bortone, ha voluto rendere protagonisti proprio alcuni bambini non vedenti, facendoli recitare accanto ai bambini normovedenti. L’atmosfera di grande complicita’ che si e’ creata tra questi piccoli attori ha arricchito tantissimo il film e ha fatto si’ che si riuscisse a descrivere il mondo dei bambini in modo semplice e diretto.
E' sicuramente un'opera commovente, che rappresenta oltretutto un'importante fonte storica delle innovazioni pedagogiche del 1800, che come sappiamo si concentrarono proprio su i soggetti descritti nel film.
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