martedì 29 settembre 2020

 SOCIOLOGIA

LA SOCIETA' DI MASSA: COMUNITA' E SOCIETA'

Le società, ovunque essa si trovi, presenta sempre i processi di istituzionalizzazione, socializzazione, disuguaglianza e devianza.

La società moderna è molto diversa rispetto a quelle precedenti; la causa di questa differenziazione è principalmente legata alle riforme portate dal colonialismo e dalla globalizzazione (nasce in questo periodo la sociologia, come scienza finalizzata alla comprensione delle trasformazione, Comte). 

Prima della Rivoluzione industriale, prevaleva una società basata sulla comunità: rapporti molto intimi e di impego reciproco (Durkheim, solidarietà meccanica), Però a partire dal 17esimo secolo, con il razionalismo e l'illuminismo, viene posto al centro dellattenzione il singolo e diventano secondari i rapporti con gli altri. Si comincia a pensare che le facoltà umana di pensare e agire razionalmente ed automaticamente debba essere il vero collante sociale. 

La rivoluzione Industriale fece si che questi processi si diffondessero (Weber, calvinismo come base del capitalismo). In questo conteasto naquero le organizzazioni atte a soddisfare le necessità del singolo: scuole, ospedali, ecc...

LA SOCIETA' MODERNA

La vita individuale è sempre amministratata dalla collettività che coincide sempre di più con lo Stato, ovvero con le norme, le leggi e i modelli di comportamento.In quel modo aumenta il benessere individuale, poichè non si è vincolai dalle tradizioni.

Dunque, la nostra società. è caratterizzata dalla razionalizzazione e l'individualizzazione della vita. La razionalizzazione organizza le attività collettive, per conseguire obbiettivi difficili; l'individualizzazione aumenta le capacità di autodeterminanizzazione dei singoli: aumenta la libertà rispetto alla comunità e vi è l'omologazione delle persone in base agli standard di massa. 

 

LA RAZIONLIZZAZIONE 

La razionalizzazione del lavoro avvenne verso la fine del 1800, grazie al contributo di Taylor, un ingegnere ed imprenditore statunitense. Egli elaborò una concezione scientifica del lavoro che riconobbe la necesità di un'istruzione al lavoro e una distinzione tra le figure direttive e quelle esecutive.

Questi principi vanno a costituire una società burocratica, seguendo una logica pere scopo e scegliendo i mezzi minuziosamente. Così lo Stato si dota difunzionari competenti a questi scopi e di gerarchie di comadno.

Dunque, il processo di razionalizzazione, si caratterizza in primo luogo da una formazione di linguaggi capibili da tutti. Infatti, i linguaggi della razionalizzazione sono universali. In secondo luogo vi è la pretesa di migliore l'efficacia e l'efficienza delle azioni, attraverso l'adozione di tecniche senza nuove.

Inoltre, il razionalismo rende le azioni imperiali: è l'essere umano a doversi adattare alle azioni che vengono compiute, non viceversa.

 

L'INDIVIDUALIZZAZIONE

Quando gli individui, in una società, si trovano libri di scegliere indipendentemente dai punti di riferimento comunitari, si ha il processo di individualizzazione. In questo senso, l'individualizzazione può essere intesa come autodeterminanizzazione, ma anche come autonomia morale.

Però, più un individuo tenta di affermare se stesso, più diviene responsabile di ciò che fa: può attribuire solo a se stesso gli esiti delle sue azioni, tramire la ragione.

 

L'INDIVIDUALISMO

Molto soesso però l'individualizzazione comporta dei risvolti crititci. Infatti autodeterminarsi significa anche solitudine e manca di riferimenti carti: subure le conseguenze delle proprie azioni è più impiegativo di seguire una cultura nelle sue regole.

L'ansia legata al bisogno di individualizzarsi, comporta un altro fenomeno: l'individualismo, ovvero il continuo bisogno di esteriorizzare il proprio io in modo che siano gli altri a determinarsi. 

 

LOMOLOGAZIONE

Paradossalmente, le libertà che ci è stata data di individuarci, finisce per renderci tutti uguali. Infatti, la standardizzazione è l'unico mezzo attraverso cui le istituzioni sono in grado di governare la complessità delle persone; dunque gli interessi del singolo possono essere soddisfatti unicamente guardando alla massa. 

Si va a costituire così la società di massa, ovvero una società in cui le masse raggiungono la ribalta sociale, diritti. Concretamente, la società di massa prende corpo quando si estendono a tutti gli strati sociali, privilegi e diritti fondamentali, quali la disponibilità economca, l'istruzione, la partecipazione politica, ecc...

Quando questo accade, le facoltà di decidere sfuggono al singolo privilegiato e vengono veicolate da una massa. DI riflesso, però anche le scelte prese si ripercuotono sulla collettività.

Lestensione a tutti dei privilegi produce la massificazione, ovvero l'eliminazione di ogni differenza, anche comportamentale. 

 

 PEDAGOGIA

LA NASCITA DELLA SCUOLA LICEALE 

Dopo l'impero napoleonico sembrò chiudere tutti i processi rivoluzionari dell'educazione,per favorire  un'organizzazione scolastica laica. 

Profondi cambiamenti interessarono l'istruzione secondaria: furono fondati i licei, che costituivano il pieno compimento dei collegi. Secondo Napoleone, il liceo doveva rappresentare la fucina della classe dominante dell'impero. 

Nel corso liceale venivano proposte le scienze esatte, la storia e la geografia, le lingue classiche e le materie umanistiche. Rimanevano però sostanzialmente simili i metodi di insegnamento, e i contenuti risultavano poco approfonditi: In questo senso soppravvisse il modello Cinquecentesco. 

Gli studenti erano inoltre sottoposti ad un controllo molto rigido, esercitato dai collegi, poichè appunto erano dei futuri universitari e nelle loro mani vi era il futuro della nazione. 

 

IL CONTROLLO DEL SISTEMA SCOLASTICO

Il  17 marzo 1808 fu fondata una legge che introduceva le università imperiali. Le Accademie dovevano vigilare sui gradi inferiori di istruz
ioni, ed erano distribuite sul territorio in modo omogeneo.

Negli anni successivi, Napoleone tentò di rendere ancora più centralizzata e gerarchica l'amministrazione scolastica: egli voleva controllare i contenuti scolastici e limitare la diffusione delle scuole private. Questo progetto però fallì.


LA RIFORMA IN ITALIA

La legge del 1802 fu applicata anche in Italia, attraverso la creazione della Direzione generale della pubblica istruzione (antenato del ministro dellapubblica istruzione). L'azione si rivolse ad incrementare l'istruzione elementare. L'obbiettivo era quello du dotare ogni comune di una scuola, a carico delle finanze municipali.

 

giovedì 24 settembre 2020

 "IL LETTORE" DI BERNHARD SCHLINK E LA REDENZIONE ATTRAVERSO LA LETTURA

Germania, fine anni Cinquanta. Mentre il paese cerca di archiviare definitivamente gli orrori della guerra, il quindicenne Michael Berg cerca di lasciarsi alle spalle i giorni maledetti della sua adolescenza. Svanita l’itterizia che lo ha costretto a letto per un intero inverno, ora può avventurarsi di nuovo per le strade della sua città, e raggiungere la casa di Hanna Schmitz, la sconosciuta trentenne che lo ha soccorso un giorno d’ottobre in cui, di ritorno dalla scuola, la malattia si era fatta sentire con violenza. Occhi azzurri, capelli biondo cenere, il volto spigoloso ma femminile, Hanna Schmitz esercita un’attrazione fatale sul ragazzo. Nella sua casa, un modesto appartamento in cui la stanza più grande è la cucina, Michael riceve la sua iniziazione alla vita sentimentale. Un’iniziazione fatta di travolgente passione e pudori, interrotti di tanto in tanto da uno strano rituale imposto dalla donna: la lettura ad alta voce da parte del ragazzo dei classici della letteratura tedesca. Un giorno, però, Hanna svanisce nel nulla senza lasciare traccia, gettando Michael nella più cupa disperazione. Alcuni anni dopo, il ragazzo, divenuto studente di legge, la rivede in un’aula di tribunale in cui si celebrano i cosiddetti Auschwitzprozesse… in veste di imputata. 

Scritto da Bernhard Schlink, Il lettore appare per la prima volta in Germania nel 1995,ed è uno dei romanzi fondamentali della narrativa tedesca contemporanea. Tradotto in più di cinquanta lingue, vincitore di numerosi premi letterari – tra gli altri, il Premio Grinzane-Cavour in Italia, dove fu pubblicato nel 1996 con il titolo A voce alta –, trasposto con successo sullo schermo da Stephen Daldry (The Reader, con Kate Winslet e Ralph Fiennes), il libro viene riproposto oggi in una nuova traduzione che ne conferma il carattere di vero e proprio «evento letterario» (Der Spiegel), capace di segnare un passaggio importante nella trattazione della Shoah.

 Questo romanzo, per quanto sia non molto nnumeroso per pagine, racchiude un'enorme quantità di tematiche interessanti: oltre ad esere
un esempio velato della filosofia esistenzialisa (attraverso le riflessioni di Michael riguardo alla generazione nata dopo la seconda guerra mondiale), mostra come la lettura possa essere un mezzo di redenzione; ovviamente, la lettura risulta essere un'allegoria dell'istruzione in generale. Infatti, Michael leggendo per Hanna impara a ponderare la propria voce, aquisendo fermezza e decisione, non solo nella lettura ma anche nella vita; grazie a questo rito, egli riscatta la sua posizione, migliora a scuola e decide di iscriversi all'Università di legge: Il destino di Hanna era invece già segnato: nata dopo la prima guerra mondiale non potè mai andare a scuola, rimanendo analfabeta. Quando conosce Micheal ha un'età avanzata, 36 anni: non può più di iscriversi a scuola. Questo genera in lei un conflitto difficile da comprendere: è probabilmente un genio, ma non può trova le parole per esprimere i suoi pensieri. Per questo, fa si che Michael legga per lei: anche se marginalmente, la lettura allevia il tormento che si porterà dietro tutta la vita. Lei vede Michael crescere, affermare la sua intelligenza, consolidarsi il suo carattere e vive così attraverso lui.


 

COME I MEDIA ELETTRONICI INFLUENZANO IL COMPORTAMENTO SOCIALE

 

Si deve a Marshall McLuhan, di cui abbiamo già accennato in precedenza,  l’idea che i media costruiscano dei veri e propri luoghi fisici ed emotivi, immateriali ma assolutamente simili a quelli della vita materiale. Nel corso degli ultimi decenni, tale idea si è progressivamente diffusa e ha dato vita a un importante filone di analisi relativo al ruolo sociale esercitato dai media. Tra gli autori che fanno da manifesto per questo filone di ricerca troviamo lo statunitense


Joshua Meyrowitz. È conosciuto prevalentemente per il volume Oltre il senso del luogo. Come i media elettronici influenzano il comportamento sociale. In tale lavoro, pubblicato nel 1985 e diventato un vero e proprio classico dei media studies, Meyrowitz ha cercato di analizzare come l’apparizione della televisione e dei media elettronici abbia modificato la percezione dello spazio da parte degli esseri umani. In questo senso emerge che, per effetto del ruolo esercitato dai media, nella vita sociale i confini esistenti tra la scena pubblica e il «retroscena» degli individui sono stati progressivamente abbattuti e ha cominciato a svilupparsi un nuovo «spazio intermedio» dove il pubblico e il privato tendono a fondersi. 

Precedentemente, per accedere ai vari ambienti sociali, era necessario possedere un codice di accesso; detto in altre parole bisognava saper vivere dentro determinati contesti. La televisione e gli altri media elettronici hanno però eliminato questi vincoli e questa è la principale ragione che spiega perché hanno potuto ottenere un enorme successo nella società. Inoltre, tali mezzi hanno consentito di ridurre la necessità di essere fisicamente presenti in un luogo per poter fare una determinata esperienza all’interno di tale luogo. Nonostante questo, però, gli ambienti fisici tradizionali e gli ambienti dei media non devono essere visti in contrapposizione, ma entrambi in grado entrambi di favorire le interazioni tra gli individui e di attivare tra questi dei flussi informativi.

Dunque, lo studioso non vede i media in chiave negatica, in quanto hanno consentitu collegamento, e spesso anchela fusione di diverse sfere della società che un tempo erano nettamente distinte. Di conseguenza, hanno riorganizzato gli spazi sociali riducendo l’importanza delle barriere tradizionalmente esistenti nella società sul piano dell’età, del livello di istruzione e della posizione di status. 

 

mercoledì 23 settembre 2020

 SOCIOLOGIA

I MASS MEDIA

Dall'inizio del Novecento iniziò a svilupparsi una nuova tipologia di agenzia sociale: i mass media (mass, ammasso di persone; media, comunicazione). Essi costituiscono un mezzo fluido e veloce, nonchè molto efficace alla diffusione di valori ed opinioni su largissima scala sociale; valori che sono sempre, tutti uguali. Questa porta all'omologazione culturale, sinonimp di qualunquismo: l'opinione comune è uguale, ed anche una diversificazione di ideali è unicamente svolta in massa.

I mass media, nella loro diffusione, fecero leva sulle dittature del 1900, e sui sistemi capitalisti. Possiamo ricordare a proposito le riflessioni di pensatori quali Marx, Weber, Durkheim, Millgramm e Zimbardo. E' bene specificare che lo stesso periodo è noto per il grandissimo sviluppo della tecnologia, grazie alla seconda rivoluzione industriale: in questo contesto fu importatne l'invenzione della fotografia e delle cineprese. Queste venivano usate per la propaganda al consumismo (oltre che politica): l'attenzione non è più concentrata sul messaggio che viene trasmesso, ma sul mezzo con cui la trasmissione avviene (Macluan); il pensiero è rivolto unicamente al consumare (Erich Fromm, avere o essere?). Veniva fatta leva sull'emoività delle persone, cercando di attirare la loro attenzione ma la contempo impedendone la riflessione. 

Un esempio lampante di questo meccanismo ci viene offerto da Pirandello, nei
quaderni di Serafino Gubbio operatore.


 

 PEDAGOGIA

RIVOLUZIONE FRANCESE ED ISTRUZIONE

 Lo scopio della Rivoluzione Francese nel 1789 portò a grandisse conseguenze sul piano sociale, poichè con essa finì l'antico regime.

In questo periodo(1792-1794) venne animata una grandissima discussione riguardo le possibili riforme scolastiche. Ad alimentare questo dibattito furono gli ideologues e i philosophes, gli intellettuali (come Condorcet, Sicard e Cabanis).

Al tempo del governo di Robespierre e dei giacobini, furono sanciti i diritti inalienabili dell'infanzia; al contempo prese corpo l'idea di un'educazione popolare anche in Francia, seguendo l'esempio dei  governi illuminati

russi, precursori di questa proposta.

Con la rivoluzione francese venne indotta una nuova visione dello Stato e del cittadino: l'uomo diventa portatore di diritto, non solo di dovere come di pensava in precedenza. Il primo diritto era quello dell'istruzione, che poteva garantire il progredimento sociale. Fu secondo questo principio che la Convocazione Nazionale proclamò l'obbligatorietà dell'istruzione, per tutti. Vennero create scuole in tutti i comuni e vennero ampliate le possibilità di scelta degli indirizzi scolastici superiori (ora vi erano scuole professionali, scientifiche ed umanistiche).
 

In questo contesto il bambino assunse un nuovo significato: egli diventa il simbolo della purezza, dell'innocenza, della Rivoluzione stessa: è metafora dell'uomo nuovo, della speranza per il futuro. Per quato doveva essere impartita un'educazione atta a forgiare gli individui del futuro.

lunedì 21 settembre 2020


PSICOLOGIA

LA PSICOLOGIA DELLE FOLLE DI LE BON
Eventi come lo sviluppo della società industriale, i conflitti di classe e le proteste popolari, fecero saltare all'occhio alcune stranezze, da parte degli psicologi del tempo: le persone tendevano a comportarsi in modo differente all'interno del gruppo, rispetto a quando si trovavano soli.
Ricordiamo, ad esempio Le Bon, che si occupò appunto di risolvere gli interrogativi legati a questo fenomeno, nel suo saggio del 1895 La psicologia delle folle . Per Le Bon, quando un individuo è circondato dalla folla, mette in atto dei comportamenti meno razionali rispetto a quando è solo: nella folla emerge lo spirito istinitvo dell'individuo, l'anima della razza umana. In questo contesto, acquisisce una forza invinciblile che gli permette di cedere a quegli impulsi che, da solo, avrebbe tenuto sotto controllo: l'emotività viene esaltata al massimo. E' una sorta di contagio mentale, che si basa sulla suggestione.
E' necessario quindi un capo che possa condurre la folla per ordinaew queste tendenze istintive.
 
 FREUD E L'ANNULLAMENTO DEL SINCOLO NELLE FOLLA
Nel 1921, Sigumud Freud, scrisse un libro sul tema, di nome Psicologia delle masse e analisi dll'io
che tratta le ragioni che inducono gli individui a comportarsi in modo di div quando si trovano nella folla.
Egli sostiene che per capire il comportmanto di una folla sia necessario comprendere il comportamento del singolo, e dunque i meccanismi inconsci che stanno alla base de comportamento individuale all'interno di una folla più ampia. In questo contesto, ls personalità del singolo si annulla, lasciando spazio alla personalità della massa, che diventa omogenea per i comportamenti.
L'umo  si snete potente, poichè la massa garantisce l'anonimato e l'annullamento del senso di respinsabilità: l'individuo singolo non esiste più, poichè diventa massa anonima.
Nella massa, gli individui si identificano con gli altri individui, rinunciando allapropria autonomia e proiettano le qualit idelai sul capo, che rappresenta tali caratteristiche.
Il comportamento umano nella folla ha dunque la sua origine in elemti inconsci e libidici, ovvero che sfuggono alla consapevolezza.
 
LA BANALITA' DEL MALE NELLA TEORIA DI MILGRAM
Stanley Milgram, psicologo statunitense, durante gli anni sesanta del secolo scorso, si occupò di condurre delle ricerche riguardo l'obbedienza alle autorità.
E' importante contestualizzare però i suoi studi: si era appena svolto, a Gerusalemme, il processo a Adolf Eichmann, accusato di crimini contro il popolo ebraico, contro l'umanità e di nazismo. La filosofa Hanna Arendt segue il dibattito, e in base alle sue osservazioni scrive il saggio la banalità del male: il amle, incarnato dall'imputato, è banale, in quanto la sua malvagità non è trascendentale: è banale, e le sue azioni potrebbero essere compiute da chiunque.
Quello che Miligram tentò di spiegare, in questo senso, è come ogni persona, anche abituata alla vita pacifica, possa arrivare a compiere azioni spregevoli se influenzato dalla società. Nel caso specifico del nazismo, l'obbedienza alle autorità sarebbe alla base dei comportamenti dei nazisti stessi ( e alla base di tutti i comportamenti disumani).
Lo studio è stato realizzato da parte dell'università di Yale, su più di mille soggetti. Attraverso un annuncio su un giornale, Miligram reclutò dei volontari chiamamti a pratecipare all'esperimento, preannunciato come studio sugli effetti delle punizioni nell'insegnamento. I volontari vennero mescoltati, a loro insaputa, e divisi in allievi ed insegnanti: gli allievi dovettero imparare a memoria dei vocaboli, e al momento dell'errore, gli insengati dovettero punirli con una scossa elettrica che via via diventava più forte, come ordinato da Miligram (l'autorità).
Fino a che punto i soggetti sarebbero andati avanti con l'esperimento e quanti di loro si sarebbero ribellati alle imposizioni delle autorità? Nella maggior parte dei casi, l'epserimento fu portato a termine nonostante si manifestassero dubbi: di fatto l'insegnante sapeva di star ferendo l'alunno, ma continuava comunque, sotto controllo delle autorità.

Il fatto che sconvolse lo psicologo fu che, nonostante l'individuo sapesse di star facendo del male, non solo non volesse opporsi alle autorità,ma non ne aveva nemmeno i mezzi: si innesca una gamma ampissima di fenomeni che vanno a determinare la sottomissione del'individuo.
Ma quali sono questi fattori? Miligram ne individuo alcuni:
  • la buona educazione;
  • l'impegno a mantenere la promessa fatta allo sperimentatore;
  • la vergogna di tirarsi indietro.
I meccanismi che vengono messi in atto sono dunque di adattamento, delegando ad altri la responsabilità delle loro azioni: è colpa delle autorità, non del soggetto (questo è il meccanismo psicologico che si innesca). Dunque a coloro che compiono le azioni vengono attribuite qualità impersonali, indipendenti dalle azioni umane: i soggetti agiscono abbediendo ad una sorte di imperativo trascendentale alla volontà umana. L'indviduo si sente, dunque, molto vicino all'autorità e molto lontano dalla vittima.

LE SPIEGAZIONI PSICOLOGICHE DELLA SHOAH
Il sociologo Bauman, riprendendo l'esperimento di Milgram sull'obbedienza alle autorità, sposto l'attenzione sulle dinamiche contestuali che vi sono alla base delle atrocità umane. Secondo questa prospettiva, la Shoah è interpretata attraverso tutti quei meccanismi di interazione e di influenza sociale funzionali al raggiungimento fi finalità economiche e politiche.
Un elemento essenziale, in questo contesto, fu l'esclusione morale degli ebrei, che tramite la propagnada furono resi un outgroup: potremmo dire che gli ebrei, prima di essere effettivamente uccisi, venivano annientat sul piano umano.
I burocrati coinvolti in questo atroce processo stavano semplicemento obbediendo agli ordini: era in atto un meccanismo di deresponsabilizzazione individuale.




 


 LE AGENZIE DI SOCIALIZZAZIONE

Come detto in precedenza, la socializzazione è quel processo attraverso il quale l'individuo entra a pieno a far parte della società, in quanto ne assimila le regole e forma una sua identità sociale. 

Abbiamo parlato di socializzazione primaria, spiegando che essa consiste nell'assunzione di dti

sociali di base, ma vie è anche la socializzazione secondaria; questa emerge in un secondo momento dello sviluppo ed è legata alle scelte che l'inidviduò farà riguardo al suo ruolo sociale futuro. In altre parole la socializzazione secondaria, è quell'insieme di pratiche messe in atto dalla società che consentono agli individui di assumere ed esercitare ruoli adulti.

Sotto determinati punti di vista, la socializzazione secondaria può sembrare statica; è bene considerare però che una persona, verosivilmente, si ritrovarà a dover esercitare una pluraità di ruoli, che non necessariamente si consolidano in un solo periodo della vita. Da qui deduciamo questo è un processo in continua evoluzione. In particolare si possono sottolineare due aspetti:

  • La socializzazione è strettamente legata all'apprendimento.
  • L'aspetto della continuità del processo di socializzazione secondaria, per cui l'individuo diventa consapevole della propria posizione all'interno di un processo duraturo dentro il quale lui è l'agente primario del processo stesso.

Il processo di socializzazione secondaria subisce una grandiosa spinta dalle così dette agenzie di socializzazioni. Esse possono essere di tipo formale, come ad esempio la scuola o informale, ovvero la famiglia. 

LA SCUOLA

La scuola, è il primo abienrte sociale formale con il quale un individuo, già da molto piccolo, deve avere a che fare. In questo senso, non conta ciò che viene insegnato a scuola, quanto l'obbligo che si ha a socializzare con gli altri attraverso una molteplicità di ruoli. Per esempio il ruolo che si ha con l'insegnante non potrà essere lo stesso che esercita con i compagni. Egli incontrerà altri tipi di autorità, rappresentate per esempio da insegnanti ed educatrici: importante notare come sarà portato, per la prima volta, a fare esperienza di rapporti impersonali; inoltre inserirà all’interno di un gruppo di pari che gli permetterà di creare nuovi tipi di relazioni orizzontali, tra cui l’amicizia. Utile affermare che, tramite la scuola, la persona avrà un primo apporccio all'autovalutazione del proprio rendimento e comportamento, non che delle proprie attitudini.

LA FAMIGLIA

Il sistema familiare influisce in modo molto diretto nel processo di socializzazione secondaria del bambino. Per esempio intervenendo sulle scelte amicali che quest’ultimo compie o offrendogli la possibilità di partecipare a spazi sociali piuttosto che altri. A livello psicologico, le modalità relazionali interne al contesto familiare mantengono un’influenza indiretta sulle relazioni sociali dell’individuo per tutto il corso della vita.

E' importante sottilneare che la famiglia trova la sua funzione principalmente durante la socializzazione primaria, attraverso l’osservazione, da parte del bambino, del modello proposto dai genitori; in seguito le trasferirà in contesti diversi, per relazionarsi con gli

 Gli scambi sociali di cui il bambino fa esperienza all’interno della famiglia, favoriscono la sua comprensione delle diverse tipologie di relazione. Attraverso l’interazione con l’adulto egli impara a rapportarsi con l’autorità, apprende competenze comunicative, norme e regole che strutturano lo stare insieme. Inoltre, attraverso i rapporti con i fratelli, il bambino può invece fare esperienza di relazioni più paritarie, dotate di uno spazio più ampio di condivisione e di negoziazione.

 



LA SOCIALIZZAZIONE
Il processo tramite il quale un individuo riesce ad integrarsi in modo completo all'interno della società e a contribuire al suo mantenimento, viene detto socializzazione. Dal punto di vista cognitivo, la soci

alizzazione può risultare simile all'educazione, ma ne differisce poichè coinvolge ogni momento dell'esistenza di ogni individuo presente al mondo, incondizionatamente.
In particolare, ciò che l'individuo deve rendere proprio è la struttura dell'ordine sociale, ovvero il fatto che ogni aspetto dell'esistenza in una società presenta un'organizzazione tipica che deve per forza essere riconosciuta e riprodotta. Se si riesce a fare quanto appena detto sarà possibile vivere con successo.
Va inoltre chiarito, che in sociologia il termine socializzazione assume un significato particolare , ovvero il processo attraverso il quale si acquisisce la padronanza dei modelli di comportamento, appartenenti ad una data collettività. A questo scopo tornerà utile l'istituzionalizzazione e la generalizzazione delle norme.

E' bene notare che la socializzazione in quanto processo è uguale in ogni contesto geografico, ma suoi contenuti cambiano. Infatti essi concernono una serie di valori, norme, linguaggi, che sono storicamente determinabili e che rendono differenti tra loro i territori. Questo insime di valori vanno a determinare quella che noi intendiamo oggi come cultura, ed essa si mantiene nel tempo.

Durante la storia della sociologia, gli studiosi cercarono di capire che cosa spingesse le persone ad intrecciare legami o a fondare una propria cultura, ovvero quali fossero i meccanismi di socializzazione. Le ipotesi furono svariate, arrivando addirittura a supporre che fossere meccanismi innati.  Oggi si è giunti alla conclusione che i meccanismi attraveso i quali un unididuo viene socializzato possono essere di due nature: quella biologica e quella culturale.

 La teoria che sta alla bae della socializzazione biologica è una facilitazione nell'apprendimento da parte di chi è, per natura, maggiormente dotato di intelligenza. In questo caso, per intelligenza si intende la predisposizione ad apprendere, cioè l'insieme di condizioni genetiche portano lindividuo ad essere più o meno predisposto ad accogliere dentro di se le informazioni. Però, in questo caso, è necessaria la presenza di un ambiente favorevole alla loro attivazione.

 Sia le ricompense che le punizioni rappresentano modalità di socializzazione, poichè se viene data  una rucompensa si tenderà a rifare quella data azione, ed accadrà il contrario con le punizioni. Dunque, ciò che appare lampante è che il socializzante e il socializzato interagiscano reciprocamente, modifcando volta per volta le modalità con cui la socializzazione stessa avviene.
Per questo, lo scopo delle ricompene va sempre cosiderato all'interno di un contesto, in caso contrario il perderebbero di significato.

Invece, i meccanismi culturali si basano principalmente sull'imitazione: processo con cui l'individuo, e in particolare il bambino, tende a riprodurre certi atteggiamenti di persone articolarmente significative, come modelli (sttraverso i neuroni specchio). Di paripasso con l'imitazione troviamo l'identificazione, molto similari tra loro: quello che cambia è il grado di affettività che il soggetto instaura con il modello, che nel caso dell'identificazione è ancora più forte. Infatti lindividuo si appropria degli attegiamenti del modello, facendoli diventare parte integrante della sua vita. 

 L'IDENTITA' SOCIALE E L'IDENTITA' PERSONALE
La socializzazione, porta l'individuo, per definizione, a dover interagire con il mondo estrno. Attraverso la scoperta delle norme e degli schemi sociali, il soggetto compirà un adattamento ad essi e sarà in grado di formare una propria identità sociale. Da qui deduciamo che lo scopo per eccellenza della socializzazione è principalmente la creazione di un'identità sociale, e l'interazione è solamente un mezzo per questo scopo; in aggiunta, tramite la fondazione di un'identità sociale sarà possibile la creazione di un'identità individuale.
L'identità sociale, come l'identità personale, diventano quindi un prodotto della socievolezza.

L'ALTRO GENERALIZZATO
George Mead, uno dei più noti esponenti della scuola di Chicago, ha evidenziato come le principali forme della strutturazione dell'identità personale, sopratutto nel gioco per i bambini. In questo contesto l'interiorizzazione della struttura sociale dei ruoli e delle posizione è molto importante per l'altro generalizzato.
 Secondo Mead lo stadio finale dello sviluppo matura quando l’individuo assume il ruolo dell’Altro generalizzato, cioè l’atteggiamento dell’intera comunità sociale nella quale si trova.
 L’Altro generalizzato è il maggiore strumento di controllo sociale, è quel meccanismo attraverso cui la comunità ottiene il controllo sulla condotta dei singoli individui. All’interno del Sé poi l’autore distingue tra “Io” e “Me”. Per “Io” si definisce la risposta dell’organismo agli atteggiamenti degli altri, mentre il “Me” è l’insieme organizzato degli atteggiamenti degli altri che un individuo assume.
 Il linguaggio è un fenomeno intrinsecamente sociale, in quanto diviene significativo solo se le persone sono in grado di acquisire il ruolo dell’interlocutore. Nel corso di questa interazione, le persone costruiscono un’identità, assumono dei ruoli e negoziano significati.
Lo sviluppo della coscienza e del Sé individuale avviene in modo graduale, durante l’infanzia; il bambino passerà dalla capacità di assumere il ruolo dell’altro (attraverso giochi di ruolo) alla semplice assunzione attraverso l’immaginazione. Più nello specifico, intorno ai due anni il bambino attraverso il gioco imita i ruoli delle persone che sono entrate nella sua vita (“play” o “gioco spontaneo); soltanto verso i sette anni impara impara a giocare anche in gruppo secondo regole convenzionali, assumendo ruoli implicati nell’attività comune (“game” o “gioco organizzato“).
A mano a mano che il bambino incrementa la sua conoscenza del mondo esterno, anche la sua identità viene modificata: per questo non  può essere intesa in senso statico. Questi cambiamenti a cui l'individuo è continuamente posto, portano a una modificazione o a una ristrutturazione dell'identità personale, che si riflette ovviamente sull'identità dell'individuo, spingendolo ad intrecciare nuove relazioni o ad assumere nuovi ruoli.  

 LA SOCIALIZZAZIONE PRIMARIA E SECONDARIA 

Non tutte le forme di socializzazione sono uguali, ne possiamo distingure due: la socializzazione primaria e la socializzazione secondaria.

Nel primo caso, ci troviamo davanti all'insieme di quei processi che contribuiscono all'acquisizione delle competenze basilari. Avviene nei primi anni della vita del bambino e consiste nell'imparare le regole di buona educazione imposte dalla società. Il bambino impara attraverso l'esempio degli adulti con i quali ha un contatto emotivo: egli è ancora molto legato ai genitori, anzi ne è dipendente. Proprio da questa dipendenza, il piccolo capisce per la prima volta come la nostra società sia divisa per ordine gerarchico, in cui c'è sempre qualcuno che dipende da qualcun'altro. Grazie a questa consapevolezza, il bambino apprenderà le competenze di base , che gli serviranno per muoversi all'interno della società in modo autonomo.

La socializzazione primaria avviene in gran parte consapevolmente: i genitori, o coloro che si trovano in questo status, trasmettono in maniera attiva e consapevole i loro valori.

 

sabato 19 settembre 2020

PEDAGOGIA

LA PEDAGOGIA DI PESTALOZZI

 Pestalozzi, nato in Svizzera, nel 1749, fu uno dei pe


dagogisti più influenti del suo tempo. Collocato a cavallo tra Illuminismo e Romanticismo, ricevette un'educazione amorevole e religiosa (protestante) che influenzò molto la sua visione. 

Le sue teorie pedagogiche abbero successo in tutta Europa, oltre che in Russia e in America; specificatamente in Italia ebbe diffusione grazie all'opera di Romagnosi, in Lombardia, e Capponi, in Toscana.

In giovinezza si associa ad una compagnia elevatica di base patriotica, dove conosce Anna Schutthes; insieme a lei fonda la Neuhof, la sua prima impresa educativa. Essa era uun istituto per ragazzi poveri, che offriva un'educazione al lavoro principalmente.

Le sue ideologie riprendono molto quelle di Rousseau; come lui Pestalozzi scrive un romanzo pedagogico, ovvero Leonardo e Geltrude: segue la vita di una società di campagna alle prese con il processo di apprendimento. E' utile notare come, a differenza di Rousseau che sceglie come soggetto educativo il singlo individuo, Pestalozzi  si propone di elevare un'intera classe sociale, quella contadina appunto: per mezzo dell'educazione scolastiche e al lavoro, le classi disagiate acquisterebbero dignità. Ogni personaggi, ha nell'opera un ruolo pedagogico ben preciso.

In un secondo momento, il pedagogista si occupa della scuola di Yuerden, la sua iniziativa pedagogica più riuscita. Aperta nel 1805, propoeva l'organizzazione della coeducazione: classi miste di ricchi e poveri. Veniva dato spazio ad attività sportive e ludiche, oltre che alla matematica, materia più importante per Pestalozzi in quanto permette di sviluppare l'intuizione tramite lesperienza.

IL RUOLO DELLA MADRE

La madre, nella pedagogia di Pestalozzi ha un ruolo centrale: ella è l'educatricedei sentimenti. Il contesto familiare più favorevole alla crescita del bambino, è quello amorevole. E' necessario che ogni bambino abbia un genitore di carattere, materno, in modo da fornirgli un punto fermo a cui fare riferimento in caso di necessità. Anche il maestro scolastico, dovrebbe comportarsi maternalmente nei confronti dei suoi alunni. Se questo processo verrà eseguito in maniera adeguata, il bambino introietterà il ruolo dcella madre, ed imparerà il vero senso morale, ovvero la capacità di aiutare gli altri. Questo modello è detto di dedizione.

Le madri, anche le ragazze madri, devono essere tutelate ed istruite, in modo che siano in grado di garantire un ambiente familiare e sereno al figlio. 

 

LE PROSTETTIVE EDUCATIVE 

Nel suo romanzo pedagogico, l'autore fa emergere la necessità di educare il popolo. Egli si discosta da Rouseau affermando che l'uomo non nasca innocente, e dunque necessiti di essere condotto sulla strada della morale. L'educazione ha proprio questa funzione, prorpio come diceva Kant.

Il processo educativo si compone di tre gradini, da coltivarsi contrestualmente:

  1. intuire il bene (cuore);
  2. compierlo (mano); 
  3. comprenderlo (mente).   

Ognuno ha la necessità di essere educato, poichè imparare a ragionare rende lamente flessibile alla criticità, permettendo un più facile inserimento nel mondo del lavoro e un adattamento a cambiamenti.

La componente del cuore è quella più importante, poichè corrisponde alla morale: permette lo sviluppo della dignità umana in quanto essere spirituale.

PEDAGOGIA
IL DIBATTITO SULL'ISTRUZIONE DURANTE IL SETTECENTO
Come sappiamo, il settecento e dunque l'illuminismo, ebbe un ruolo fondamentale per la diffusione dell'istruzione pubblica grazie alla nuova concezione di ragione, strumento cognitivo per eccellenza.
Nonostante questa apertura mentale, era ancora radicata l'idea che fosse pericolosa  diffondere l'istruzione incondizionatamente: si temeva infatti che potessero essere eliminate tutte quelle professioni agricole, che di fatto mandavano avanti l'economia. Per questo motivo, la diffusione dell'istruzione pubblica fu attuata con estrema cautela.
Per portare questo preconcetto fu utile l'intervento di filosofi come Diderot e Montesquieu. Più specificatamente Diderot, ad esempio, sosteneva che la diffusione dell'istruzione sarebbe andata a sfavorire il settore agricolo: un contadino istruito è meno facilmente opprimibile da altri e la sua professione è da svolgersi in massima tranquillità. Ancora, Montesquieu trovava il popolo istruito incontrollabile, e in quanto tale assolutamente negativo: l'istruzione deve essere limitata. 
Erano invece gli economisti come Adam Smith a cercare di diffondere l'istruzione pubblica: nel suo libro famosissimo la ricchezza delle nazioni, afferma come se le nazioni volessero far crescere la loro economia era necessario che i giovani venissero istruiti.

 LA MASCHERA DI PIRANDELLO

Nel romanzo Uno, nessuno e centomila Pirandello, attraverso la metafora della maschera, spiega come l’uomo si nasconda dietro una “maschera”, che non consente di conoscere la propria personalità. Questo velo troverebbe la sua fromazione nel rapporto con gli altri: considerando che ogn persona deve avere a che fare con individui e contesti diversi, tende ad adottare una personalità diversa per ognuno di essi, non potendo mai conoscere la sua particolare. La maschera non è altro che una metafora, simbolo dell'alienazione, indice della spersonalizzazione e della frantumazione dell'io in identità molteplici.
 
Pirandello riprende il concetto sviluppato da Gustav Jung di “persona”, in cui ogni “individuo” indossa una maschera in determinate circostanze per rispondere alle richieste del mondo esterno il cui uso eccessivo può sfociare nell'ombra della personalità. Il relativismo conoscitivo pirandelliano non è altro che l'ammissione di una verità non assoluta proprio perché la verità possibile è quella che identifica l'essere con il suo apparire. 
 Angelo Mostarda, il protagonista del libro, è la controfigura della nostra realtà contemporanea, in cui noi individui indossiamo maschere per adattarci alla società. Il rifiuto dello specchio, simbolo dell'illusione realistica, non è altro che l'eterno conflitto tra l'immagine che si ha di sé stessi, incarnato dal volto di una persona, e la nostra identità riflessa, ovvero quello che gli altri vedono quando interagiscono con noi. Ecco allora spiegato il titolo del libro: Uno Nessuno e Centomila indica il passaggio da un'unita iniziale (l'io freudiano) centomila identità (l'inconscio collletivo) prodotte da punti di vista esterni fino all'annulamento finale dell'io.

 RIPASSO SOCIOLOGIA: L'ISTITUZIONALIZZAZIONE E GOFFMAN

Gli esseri umani, dovendo vivere in una società, tendono per forza di cose ad interagire. Per garantire una sana convivenza è però necessario che si vadano a creare delle regole di comportamento da tutti condivise. 

Una delle maggiori caratteristiche dei rapporti sociali è la loro tendenza a irrigidirsi, ovvero a ripetersi.
Il progressivo irrigidimento delle relazioni sociali si chiama processo di istituzionalizzazione. Questo è il processo che sta alla base della formazione delle strutture sociali stabili, dette istituzioni. (istituzioni totalitarie Focault)
Ogni volta che ci rendiamo conto che una certa azione ha avuto successo e ha raggiunto lo scopo prefissato, tendiamo a ripeterla negli stessi modi. Nel tempo quest'azione diventa norma socialemente condivisa, particolarmente quando un individuo proveniente da un gruppo esterno riesce ad accettare pienamente tali norme. La piena stabilizzazione dei rapporti sociali è detta oggettivazione: i comportamento diventa oggettivo, cioè riconoscibile dall'esterno

Il problema sta tutto in queste due parole: sapere alternativo.

 ERVING GOFFMAN

Erving Goffman nasce a Manville, in Canada, l’11 giugno 1922. Il principale contributo di Goffman alla teoria sociale è la sua formulazione dell’interazione simbolica nella sua opera La vita quotidiana come rappresentazione (The Presentation of Self in Everyday Life – 1959).Eli mosse le sue teorie in linea molto simile a quelle studiate in precedenza. Infatti, per il sociologo canadese la vita sociale è, appunto, una rappresentazione (si parla infatti di metafora drammaturgica), che i gruppi sociali mettono in scena di fronte ad altri gruppi. La vita sociale si divide così in spazi di palcoscenico e di retroscena, cioè in spazi privati, in cui gli individui non “recitano”, e spazi pubblici in cui inscenano invece una precisa rappresentazione. Naturalmente, il comportamento nel retroscena contraddice il comportamento pubblico: una persona insicura, ad esempio, può assumere in pubblico un atteggiamento spavaldo, e mostrarsi invece vulnerabile soltanto nel suo retroscena (ad esempio in famiglia).


La società, sostiene Goffman, si divide in gruppi di audience e di performance (dove ogni individuo, a seconda delle situazioni, appartiene sia a gruppi di audience che a gruppi di performance). Per appartenere ad un gruppo, quindi, bisogna condividere il suo retroscena, che è lo spazio in cui si prepara la rappresentazione pubblica. Condividere il retroscena, però, significa soprattutto conoscere i segreti del gruppo, ossia quelle informazioni che, portate all’esterno, renderebbero poco credibile la rappresentazione. Erving Goffman a tal proposito cita l’esempio dei camerieri in un hotel delle isole Shetland (dove aveva svolto la sua ricerca). Verificando che il gruppo di performance dei camerieri, di fronte al proprio pubblico (ovvero i clienti del ristorante), inscena una rappresentazione, mostrandosi deferente, rispettoso, discreto. Questo accade in uno spazio di “palcoscenico” (cioè dove il pubblico è presente): mentre nello spazio di “retroscena”, (la cucina dell’albergo) nascosto al pubblico, i camerieri hanno un comportamento del tutto diverso, molto più informale e irrispettoso. Se un cameriere raccontasse al pubblico dei clienti i segreti del gruppo – come i camerieri preparano le portate, il modo in cui mangiano o in cui deridono i clienti – il gruppo stesso verrebbe distrutto, perché la sua rappresentazione apparirebbe falsa e non credibile. I segreti devono quindi rimanere all’interno del gruppo: e per questo motivo, il gruppo stesso deve comprendere, per definizione, tutte le persone che sono a conoscenza di questi segreti. Quindi, appartenere ad un gruppo sociale significa soprattutto condividere i suoi segreti, cioè il suo patrimonio di conoscenze. Secondo Goffman, quindi, la vita sociale si fonda sulla demarcazione dei confini tra palcoscenico e retroscena. Il gruppo di audience non deve accedere alle situazioni di retroscena che contraddicono il comportamento pubblico.

 

 

 

SOCIOLOGIA A COSA PUO' PORTARE L'UTILIZZO DEI MEDIA? Con l'avvento dei meda, molti studiosi iniziarono a domandarsi su quali eff...