giovedì 29 ottobre 2020


 ARISTIDE GABELLI E LA LEZIONE DI COSE

Aristide Gabelli può essere agevolmente considerato il maggior pedagogista italiano del secondo Ottocento, si colloca all'interno del movimento del positivismo che rispecchia l'orientamento culturale che prese l'avvio proprio intorno alla metà dell'Ottocento. 
Esso si caratterizza, un'attenzione ai fatti comprovabili, e di conseguenza fa particolare affidamento sul metodo scientifico, dedicandosi allo studio e all'analisi unicamente dei fatti concreti, senza nessuna concessione alla fantasia o ai ragionamenti metafisici che abbiamo visto essere tanto cari ai pensatori degli anni precedenti.

La visione di Gambelli è contestualizzabile all'interno del clima post unitario che stava vivendo l'Italia in quel periodo (1880 circa, dove il più grande problema era dato dall'avanzato livello dell'istituzioni politiche e civili che avevano permesso l'unificazione della penisola contrapposto però a una notevole arretratezza a livello di popolo. Per Gabelli lo scopo dell'educazione doveva essere il bene comune, e quindi assegna alla scuola il delicato ruolo di formare gli italiani
La sua proposta educativa, nel concreto, è comunque piuttosto moderata: si tratta di promuovere la libertà di pensiero attraverso l'impiego di una modalità di insegnamento basata sul metodo scientifico ed empirico.

A livello metodologico, molto forte è la critica che il Gabelli avanza nei confronti delle strategie didattiche tradizionali, atte alla trasmissione di valori in modo dogmatico più che allo sviluppo del ragionamento logico: l'alunno deve essere in grado di pensare con la propria testa. Infatti, la fonte della sua riflessione riguarda se ci sia veramente un'utilità nella scuola elementare, considerando che le informazioni presso esse impartite vengono subito dimenticate. Giunge dunque alla conclusione che siano necessari maestri che impartiscano in modo consono le informazioni: con il metodo induttivo.

Egli suggerisce dunque un investimento sul metodo scientifico, visto come formativo in quanto, partendo dall'esperienza diretta, esso porta allo sviluppo dello spirito di ricerca, della capacità di analisi, dello spirito critico. L'importanza della scuola è posta dunque dalle cose che vengono effettivamente insegnate a come vengono insegnate: non sono più solo i contenuti che vanno a incidere sulla formazione dello studente, ma anche il modo con cui gli vengono presentati.
A differenza di Herbert, Gabelli pone maggiore attenzione alla psicologia dell'alunno piuttosto che alla portata dei contenuti scolastici: egli è attento alle dinamiche infantili e rende il fanciullo un protagonista attivo e consapevole del processo educativo.






DOMANDE PAGINA 290

1. la riflessione che viene fatta riguardo la scuola elementare riguarda se sia vermante utile, considerando che spessp le informazini impartite vengono subito dimenticate.

2. Herbert favoriva un impegno nel rendere gremiti i contenuti dell'insegnamento, mentre Gabelli era più attento alo sviluppo del ragionamento logico da parte del fanciullo.

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